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Contributo in euro / offerta minima libera e consapevole

Approfondimenti

Vi è mai capitato di riflettere su quello che scrivono ultimamente in fondo ai manifesti di conferenze o eventi pubblici? Io ci ho pensato a livello meta-linguistico, cioè rispetto a ciò che le parole dicono oltre al significato immediato. 

Indubbiamente, la sottile differenza tra costo, visto come una dolorosa privazione, e prezzo, che lascia una sensazione meno spiacevole, è ormai cosa d’altri tempi. E’ vero che, per oggetti o servizi più costosi si utilizza ancora “investimento”. E’ una parola che incornicia la spesa come un guadagno futuro e che perciò ne aumenta il valore. E’ , però, poco credibile per un incontro pubblico da pochi euro e quindi gli vengono preferite due formule alternative.

Il contributo

Volenti o nolenti, con questa scelta si intende letteralmente che tu contribuisci, cioè ci metti del tuo, affinché questa cosa avvenga. Non è più il frutto del lavoro di altri per cui devi comprarti il diritto all’entrata. No, sei diventato parte del processo. Senza di te non si farebbe nulla, sei vitale, dato che contribuisci. Tra le tante mi sorge una domanda… e se voglio dire la mia su quello che si fa, o se non mi piace, come la mettiamo? Visto che sto “contribuendo”, sarebbe lecito aspettarselo. 

La parola “contributi” richiama anche la pensione: come quella parte della paga che non viene riscossa ma “messa da parte” per una ormai improbabile sicurezza di rivederla in futuro. E non solo: il contribuente è il termine con cui l’agenzia delle entrate, amata da tutti per indubbi meriti, qualifica chi paga le tasse. Anche da questo punto di vista non sembra una gran scelta per mettere qualcuno nello stato d’animo giusto. 

In conclusione, ci ritroviamo con un termine dai molteplici risvolti negativi, che tenta palesemente di ammorbidire la posizione di chi sa già di dover aprire il portafoglio. Magie del linguaggio che potrebbe essere meno manipolatorio, bensì più onesto e diretto.

Ricordiamoci che molto probabilmente il testo precedente alla richiesta finale è infarcito di cliché persuasivi, magari grossolani… unico! straordinario! imperdibile! E che non stiamo parlando di eventi che si vendono da soli per la fama dello spettacolo o dei suoi protagonisti, ma di novità “una tantum” che dovrebbero essere il più invitanti possibile. Dare il colpo di grazia con una formula del genere rischia di remare nella direzione opposta.

L’offerta libera minima e consapevole

Si può comunque fare di peggio. Con “offerta libera minima e consapevole” si raggiunge l’apice della mistificazione. Si parte bene con “offerta”, che rimanda al chierichetto mentre raccoglie l’obolo. Rinforzato da “libera” che crea un binomio allettante per ogni squattrinato (sperando sempre non ne approfitti l’avaro). In sostanza, per consuetudine, “offerta libera” indica la libertà totale di scelta.

Quand’ecco il colpo di scena: offerta si, ma minima. Quindi, non più ciò che puoi o pensavi di mettere basandoti sulle prime due parole. C’è un minimo indispensabile per partecipare. E’ una presa in giro? Ma certo, perché la richiesta si è appena trasformata in un prezzo. Per fortuna, puoi mettercene anche di più, nessuno te lo vieta, anzi! E’ un’offerta, ricordi? Se paghi il doppio nessuno si sconvolge, anche se nessuno ti dirà “bravo”. 

E si conclude col capolavoro assoluto, la pietra tombale sulla dignità di chi scrive. L’offerta minima non è un’offerta minima qualunque. E’ consapevole. Devi essere conscio mentre la stai facendo, non puoi aprire il portafogli sovrappensiero. E rifletti sul fatto che è minima, perciò magari, se ci pensi un po’, potresti spingerti più in là e non fermarti a quel minimo che, diciamocelo, è da buzzurri. 

Superare la malcomunicazione

La persuasione è un processo naturale che avviene ad ogni livello di comunicazione e pertanto va imparato e gestito per arrivare ad un risultato che soddisfi le parti, superando quella titubanza e diffidenza iniziale presente specialmente tra chi non si conosce. 

C’è però un limite oltre il quale queste operazioni commerciali diventano grette e palesemente manipolatorie, lasciando un sapore amaro in chi vi si imbatte. Anche il più ingenuo si accorge che c’è qualcosa che non va, soprattutto se diventa una pratica diffusa.

Piuttosto, rimaniamo seri e trasmettiamo la nostra serietà anche agli altri. Se abbiamo fatto un buon lavoro individuando i punti di forza delle nostre proposte e le abbiamo presentate in modo invitante, abbiamo già fatto una gran cosa. Quando passiamo alla cassa manteniamo la dignità, perché pagare il giusto sarà più che gradito se corrisponde alla qualità di quanto è stato offerto.

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